Fabrizio Gatti
Direttore editoriale per gli approfondimenti
22 novembre 2024 06:59
Gentile vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, dopo le numerose inchieste che Today.it ha pubblicato sul progetto per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina – anche con il contributo delle nostre redazioni locali, ReggioToday e MessinaToday – abbiamo due domande urgenti alle quali soltanto Lei può dare risposta. La prima: perché mantenere segreta la questione della penale miliardaria che lo Stato dovrebbe pagare, nel caso in cui il ponte non venisse realizzato? La seconda: qual è la competenza tecnico-scientifica del comitato che dovrà approvare il progetto definitivo? Abbiamo visto che finora è composto prevalentemente da avvocati ed economisti, rappresentati da un segretario che è l’ex direttore di Radio Padania: professionisti nel loro campo, ma certo non nella progettazione e costruzione di ponti. Ed è difficile poter contare sui tantissimi consulenti esterni: l’elenco comprende infatti numerosi giuristi, informatici e un professore di ginnastica già ministro in quota Lega. Un progettista in attività effettivamente c’è: ma di interni, ville e concessionarie di auto.
Due domande urgenti al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini
Cominciamo dalle penali. La voce che circola al ministero delle Infrastrutture stima circa il 10 per cento del valore dell’opera, che oggi ha raggiunto i 14,5 miliardi: cioè, al momento, sarebbe una penale di 1,45 miliardi di euro, che gli italiani rischiano di dover versare attraverso una riduzione dei servizi o un aumento delle tasse. Un governo davvero trasparente e libero dovrebbe rivelare ai cittadini, e prima di tutto ai propri elettori, la somma e i documenti del contratto d’appalto che l’hanno determinata. Informazioni che, fino a oggi, sono state tenute segrete dal Suo ministero.
Ponte sullo Stretto, il documento che demolisce il progetto – di Fabrizio Gatti
Il progetto definitivo, firmato dai vertici della società pubblica Stretto di Messina con i rappresentanti della società privata Eurolink, una volta adottate le modifiche recentemente prescritte dal ministero dell’Ambiente, verrà presto esaminato dal Cipess per l’approvazione. È praticamente l’ultima tappa formale e sostanziale per la predisposizione del progetto esecutivo, l’avvio dei cantieri e l’assunzione della spesa che impegnerà lo Stato, e tutti noi cittadini, per i prossimi anni. Fino alla conclusione dei lavori.
Alessandro Morelli, a capo del comitato che non si occupa di ponti
Il Cipess è il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile: organismo di Palazzo Chigi che fa capo al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli, 47 anni, giornalista professionista ed ex direttore di Radio Padania, il canale radiofonico della Lega. La seconda domanda è proprio questa: con quali competenze tecniche il Cipess potrà esprimere il suo giudizio di approvazione sul progetto definitivo nel merito delle scelte strutturali adottate, ma anche della congruità della spesa?
Vediamo quale sarebbe la prassi. L’organo tecnico istituzionale che dovrebbe, per legge, esprimere il proprio parere sulla progettazione di opere pubbliche di particolare rilevanza, come il ponte sullo Stretto, è il Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Ne è presidente generale un ingegnere civile laureato con lode (Massimo Sessa) che quindi, a differenza della formazione giornalistica di Alessandro Morelli, avrebbe competenze specifiche su un’opera così impegnativa. Il Consiglio superiore è inoltre composto da altri ingegneri, suddivisi in sezioni specializzate che possono avvalersi di un servizio tecnico centrale per lo studio dei progetti.
Il progettista di concessionarie Mercedes e l’esperto di ambiente
Abbiamo controllato i cv, pubblicati dalla Presidenza del consiglio, di oltre cento componenti apicali del Cipess e dei loro consulenti. Abbiamo trovato un solo ingegnere civile in attività e due architetti. L’ingegnere civile però si è occupato dell’ampliamento degli aeroporti in Puglia e, sempre stando a quanto dichiara nel suo curriculum, non ha nessuna esperienza nella costruzione di ponti. Tanto meno sospesi di tipo deformabile, come quello che si vuole realizzare tra Sicilia e Calabria. Uno dei due architetti è specializzato in pianificazione urbanistica e ambientale: quindi nemmeno lui si occupa di ponti. L’altro collega ha invece progettato le concessionarie Mercedes in mezza Italia, gli uffici dell’allora Finmeccanica a Mosca e Washington, la torre di controllo dell’aeroporto di Malta. Ma, stando sempre al curriculum, nessuna infrastruttura come un ponte complesso. E poi, come evidenzia la legge, gli architetti non hanno le stesse competenze degli ingegneri.
Un altro componente laureato in ingegneria edile e abilitato come ingegnere civile-ambientale, per conto del ministero delle Infrastrutture si occupa di “coordinamento in materia contabile e di bilancio”. Stessa qualifica formale di ingegnere civile per un altro collega che però, oggi, si occupa di politiche energetiche, ambiente e cambiamenti climatici. L’ultimo ingegnere del comitato è laureato in ingegneria biomedica. Tutti gli altri componenti, a parte una laureata in fisica, sono avvocati, economisti, giuristi, esperti di diritto amministrativo. Come è normale aspettarsi dal Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del consiglio, dal quale dipende il Cipess.
C’è anche un professore di ginnastica: è l’ex ministro Bussetti
Qualche altro ingegnere lo si incontra nella lista dei consulenti a contratto. Ma sono informatici, specializzati in transizione digitale, designer e un esperto di meccanica dell’automazione. Oltre a un esercito di economisti, giuristi e avvocati. Tra i consulenti appare anche un professore di ginnastica laureato in scienze motorie, Marco Bussetti, 62 anni (foto sopra), ministro dell’Istruzione in quota Lega durante il primo governo di Giuseppe Conte. Bussetti, pur essendo stato nominato tra gli esperti del Cipess, non dovrebbe occuparsi del ponte sullo Stretto. Il suo incarico pagato 47 mila euro dipende infatti dalla “struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi”. Nessuno comunque, sempre stando ai loro curricula, che manifesti esperienze specifiche e attuali nella progettazione, costruzione o validazione di ponti. E che quindi possa essere una voce competente.
Se il Ponte non si fa? Segreto di Stato sulle penali miliardarie – di Cesare Treccarichi
Tra l’altro due componenti apicali del Cipess non potrebbero votare un atto presentato dalla società Stretto di Messina, poiché in passato sono stati retribuiti dalla stessa società. Uno è l’architetto urbanista che, per conto della Stretto di Messina, si è occupato di “aggiornamento e integrazione dello studio di impatto ambientale del progetto ponte sullo Stretto e dei suoi collegamenti”. Il secondo dei componenti apicali già dipendenti della società, un avvocato, è stato funzionario della direzione legale: in particolare, su nomina dell’amministratore delegato, era il segretario di commissione nelle gare d’appalto e gestore dei documenti di gara, oltre ad aver curato le “relazioni istituzionali tra la società, i ministeri e gli altri enti centrali e territoriali” per quanto riguarda infrastrutture, tariffe e concessioni.
Le consulenze da 50 mila euro e il precedente del ponte Morandi
Nel gruppo tecnico del Cipess figura anche un ex parlamentare della Lega, nominato da Giorgia Meloni come consulente il 5 giugno 2023 con un compenso lordo di 50 mila euro. Il ponte sullo Stretto per lui è una questione d’amore. Proprio così: “Una vera e propria dichiarazione di amore – dice nel 2020 durante la discussione alla Camera -. La ferma volontà del nostro partito a esprimersi favorevolmente per la realizzazione di un’opera realmente strategica”. Nemmeno l’ex parlamentare però ha competenze tecniche: è infatti laureato con lode in economia e scienze bancarie. Perché allora spendere centinaia di migliaia di euro in consulenti esterni, quando il Consiglio superiore dei lavori pubblici può contare su ingegneri già assunti e stipendiati dallo Stato?
Abbiamo posto le stesse domande al Cipess, ma per ora non è arrivata risposta. Già in passato, durante un governo di centrosinistra, il ministero delle Infrastrutture decise di non coinvolgere l’organo consultivo istituzionale per le grandi opere. Anche se si trattava del progetto di ristrutturazione di un ponte molto delicato: disegni e fotografie vennero infatti esaminati da una pletora di funzionari, che erano laureati in scienze politiche e giurisprudenza. Bravissimi nel verificare il rispetto della procedura amministrativa. Ma senza alcuna esperienza tecnico-scientifica. Così non diedero alcun peso alle foto in loro possesso sulle condizioni del ponte Morandi di Genova. Si accorsero dell’urgenza soltanto il 14 agosto 2018 dopo il crollo, con la conseguenza di 43 morti e oltre cinquecento sfollati (nella foto sopra, una delle immagini che accompagnavano il progetto di ristrutturazione del ponte Morandi di Genova).
Matteo Salvini come Romano Prodi: il segreto sugli appalti pubblici
Dribblare la procedura tecnico-scientifica di verifica e controllo può essere un’imprudenza anche nella progettazione del ponte sullo Stretto. Eppure queste sono le parole del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, alla Camera: “L’iter procedurale per l’approvazione del progetto definitivo del Ponte si svolge ai sensi dell’articolo 3 del decreto-legge numero 35 che, quale norma speciale… non fa riferimento al parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Lo stesso stabilisce che l’approvazione del progetto da parte del Cipess sostituisce ogni altra autorizzazione, approvazione e parere comunque denominati e consente la realizzazione e, per gli insediamenti produttivi strategici, l’esercizio di tutte le opere, prestazioni e attività previste nel progetto approvato”.
Queste scorciatoie legali non possono essere dalla parte dei cittadini. E del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione (previste dall’articolo 97 della Costituzione). Nemmeno la segretazione degli atti lo è. Lo dimostra un altro caso che coinvolge un governo di centrosinistra: quando l’allora premier Romano Prodi pose il segreto di Stato sui cantieri per trasformare l’Arsenale militare sull’isola della Maddalena nella sede per il vertice tra capi di Stato e di governo del G8 (foto sopra). La mancata trasparenza su appalti e lavori fu l’occasione per il colossale scandalo della Cricca e lo spreco di quasi 500 milioni, buttati letteralmente in mare. Ma soprattutto nelle tasche di imprenditori e funzionari infedeli. Nonostante la spesa di soldi pubblici e le bonifiche che non bonificarono nulla, il nuovo Arsenale non è mai stato utilizzato per i suoi scopi. Ora cade a pezzi. Sarebbe ironico e di pessimo auspicio pensare che, per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, il ministro Matteo Salvini voglia oggi ripetere gli stessi errori commessi dai governi Pd.
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