Fabrizio Gatti
Direttore editoriale per gli approfondimenti
12 ottobre 2024 06:59
Un giorno in pretura, con Roberta Petrelluzzi, puntualmente racconta l’Italia su Raitre attraverso i casi giudiziari più famosi. Una delle puntate della nuova stagione si intitola “Chi salva una vita, salva il mondo” e la si può rivedere su RaiPlay. Grazie all’intensa ricostruzione narrativa di Tommi Liberti e Antonella Nafra, ha la potenza di un documentario: racconta il processo nato da una lunga inchiesta giornalistica di cui Today.it ha pubblicato le ultime puntate (le trovate in fondo a questo articolo, con il link al documentario di RaiPlay).
“Chi salva la vita, salva il mondo” sono le parole pronunciate nell’aula del Tribunale di Roma da una delle parti offese: un sopravvissuto che, alla deriva a nuoto nel mare Mediterraneo, rivolta il corpo di un bambino a testa in giù nell’acqua. E con un forte massaggio all’addome, gli ridona il respiro.
“Un giorno in pretura” dedicato al naufragio dei bambini
La storia risale a uno dei più grandi disastri del Mediterraneo, il naufragio dei bambini, avvenuto venerdì 11 ottobre 2013: 268 persone annegate, tra le quali 60 minori, e 212 salvate in una operazione di soccorso, avviata con colpevole ritardo a causa di uno scaricabarile di responsabilità tra Italia e Malta.
Per la prima volta vittime, sopravvissuti, testimoni e soccorritori vengono messi di fronte ai fatti. Con i loro volti, le loro voci e i momenti di silenzio quando la commozione strozza il respiro in gola.
Così l’Italia rischia di spendere milioni in risarcimenti
Imputati nel processo, perché quel giorno erano loro in servizio, sono l’allora comandante della centrale operativa della Guardia costiera italiana e il collega capo della sezione operazioni correnti del Comando della squadra navale della Marina militare: entrambi riconosciuti colpevoli per omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d’ufficio, ma salvati dalla dichiarazione di non doversi procedere per la prescrizione dei reati. Una sentenza confermata in appello, che però espone lo Stato italiano a milioni di risarcimento per le 268 vittime. Non pubblichiamo quindi i nomi degli imputati, riconoscendo loro un misericordioso diritto all’oblio. Anche perché al loro posto potrebbe ritrovarsi chiunque di noi, in qualsiasi momento della propria vita, abbia pensato che il soccorso non sia un gesto obbligatorio.
Questo documentario è anche un momento di riscatto di strumenti fondamentali della nostra democrazia: il dovere della testimonianza, il giornalismo libero, l’assoluta imparzialità dei giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Roma, presieduta da Anna Maria Pazienza, che hanno preso la loro decisione in totale contrasto con le richieste della Procura.
“Chi salva una vita, salva il mondo” va visto a scuola
“Chi sale su quella barca è perché non ha chance”, ricorda in udienza Alessandra Ballerini, uno dei legali delle famiglie delle vittime che con la sua indagine difensiva è riuscita a evitare che ben due procure archiviassero l’inchiesta. “Erano medici – conclude l’avvocato Ballerini – avevano il passaporto, avevano soldi. Ma non gli è stato concesso il visto”.
Così l’Italia ha lasciato annegare i miei bambini – di Mazen Dahhan
Sarebbe bello che il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, consigliasse la visione di questo ottimo lavoro del nostro servizio pubblico nelle scuole superiori. E magari già dalla terza media. Sarebbe straordinario che la premier Giorgia Meloni e Matteo Salvini organizzassero una proiezione collettiva a tutto il consiglio dei ministri (invito che andrebbe esteso alla Commissione europea e a tutti i governi europei). E sarebbe certamente utile al mondo che ciascuno di noi dedicasse 76 minuti della propria vita a questo straordinario documento. Non tutti, per fortuna, la pensiamo allo stesso modo. Ma l’ignoranza – intesa come non conoscenza dei fatti – è una colpa grave se poi decidiamo, agiamo, governiamo guidati dalla stessa ignoranza. Come probabilmente è accaduto quel tragico 11 ottobre (la pubblicazione delle foto che accompagnano questo articolo è stata autorizzata da Mazen Dahhan, padre di Mohamed, 8 anni, Tarek, 4, e Besher, 1, dispersi in mare con la loro mamma dopo il naufragio dell’11 ottobre 2013-riproduziione vietata).
Tutti gli articoli e i video sul naufragio dei bambini
VIDEO – Guarda “Chi salva una vita, salva il mondo” su RaiPlay
Leggi le altre opinioni su Today.it